
Export Control 1
L’esportazione dei beni duali è disciplinata a livello globale da una varietà di norme, criteri e procedure applicative che rispondono a esigenze di sicurezza nazionale e internazionale.
Alle normative di controllo del Dual Use si aggiungono poi, come abbiamo visto, tutte le disposizioni di restrizione commerciale emanate dalle organizzazioni internazionali (ONU e UE in primis) e dai singoli stati, in cui la parte del leone spetta di diritto ai regimi sanzionatori, uno strumento di politica estera che rientra nella più ampia logica dell’“economic statecraft”, ovvero l’arte di governare e di fare politica ricorrendo a misure di natura economica.
In particolare, per quel che riguarda l’UE, il Reg. (CE) 428/09, successivamente modificato dal Reg. (UE) 2268/2017, istituisce un regime comunitario di controllo delle esportazioni dei prodotti e delle tecnologie a duplice uso elencate nell’Allegato I (in Italia, le disposizioni del Reg. 428/09 sono state recepite con il D.Lgs. n. 221 del 15 dicembre 2017), che rappresenta di fatto la sommatoria delle scelte operate dai seguenti regimi internazionali di controllo:
- Wassenaar Arrangement (armi convenzionali e beni/tecnologie a duplice uso)
- MTCR - Missile Technology Control Regime (settore delle componenti missilistiche)
- NSG - Nuclear Suppliers' Group (settore nucleare)
- Gruppo Australia (settore biologico e chimico).
Export Control 2
Questo quadro, già di per sé sufficientemente complesso, risulta infine ancor più complicato per l’esistenza di un particolarissimo tipo di sanzioni, dette “secondarie”: è il caso degli USA che, oltre a far valere la propria giurisdizione anche su prodotti semplicemente di origine americana, o inclusivi di una certa quota di contenuto da loro controllato, o ancora basati su certe tecnologie a stelle e strisce (e in questo caso siamo ancora nel perimetro delle “sanzioni primarie”), attraverso l’Office of Foreign Assets Control (“OFAC”) del Dipartimento del Tesoro possono sanzionare organizzazioni e individui non statunitensi che intrattengano determinati business, considerati “significativi”, con stati verso i quali gli USA abbiano stabilito delle precise restrizioni commerciali (in primo luogo Iran, Russia e Corea del Nord).
Queste sanzioni secondarie hanno di fatto una valenza extra-territoriale ma consentono solo un’azione indiretta, su assets localizzati in territorio americano o su attività e servizi che abbiano come base tale paese, e possono ad esempio consistere nel negare a tali soggetti l’accesso al mercato statunitense, almeno per un certo periodo, o la possibilità di mantenere conti bancari in valuta locale (ovvero in dollari).
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